Narori
Molto tempo fa, Exemari (il picchio), Simotori (il tagliarami) e Asikamari (la cavalletta) tagliarono l'albero dove Narori (la sariga - un marsupiale) si nascondeva. Siki, siki, siki, siki, siki ... pruuuu, pouuuuu! L'albero cadde giù. Narori rimase sfracellato sotto l'albero e il suo sangue si sparse ovunque.
Yaweresiri (il bradipo) che abitava sull'albero, non rimase ucciso durante la caduta, perché con i suoi unghioni si aggrappò saldamente a un ramo. Le scimmie urlatrici, i pappagalli arara, i pappagalli verdi, i cerbiatti e molti altri animali della foresta presero il sangue di Narori e si dipinsero di rosso[1].
All'inizio dei tempi gli animali non avevano colori, non si diversificavano gli uni dagli altri. Con la morte violenta di Narori acquistarono colori e identificazione.
Questo aneddoto insinua che, quando alla sera o durante una festa, gli Yanomami colorano il proprio corpo di rosso urucù, rinnovano il rito primordiale di identificazione e partecipano con gli altri abitanti della foresta (urihi-theri) alla grande celebrazione della biodiversità.
- ^ G. Damioli, G. Saffirio, Yanomami. Indios dell’Amazzonia, Edizioni Il capitello, p. 28.