Miti e leggende
A causa dell'isolamento e di un'esistenza millenaria nell'ambiente della foresta tropicale dell'Amazzonia, il popolo Yanomami ha sviluppato una cultura e un sistema simbolico propri. La tradizione orale yanomami spiega le origini e orienta il comportamento sociale ed etico della società che vive in foresta. In una cultura orale come quella yanomami, i miti sono dinamici, raccontati o celebrati, liberamente adattati alla situazione ma che ne conservano inalterato il nucleo[1].
Generalmente gli attori delle storie sacre sono animali-persone che pensano, agiscono e parlano. Alcuni personaggi fanno azioni esemplari, altri azioni ridicole, altri danno origine a specie animali: tutti però hanno un messaggio profondo o un'informazione vitale da comunicare agli ascoltatori. Ci sono molte versioni delle storie sacre e profane.
Nonostante le variazioni, il tema fondamentale della storia sacra e profana è unico. Il nucleo centrale della storia non può essere cambiato mentre la descrizione dei personaggi, le loro gesta e parole sono lasciate alla creatività di ogni narratore.
Tra le varie storie sacre, ricordiamo la "caduta della volta celeste", le storie di "Omâ e Yoasi", della "grande piena", di "Ioari e Raem iri, di "Parori e Titti" e di "Narori". Riassunte nel loro nucleo centrale, danno un'idea della mitologia yanomami.
Interpretare una storia sacra è arduo. Il mito è la forma letteraria. Come ogni altra arte, il suo significato è ambiguo: ci sono vari livelli di significato, che a volte si contraddicono, a volte si fondono in uno solo, a volte acquistano un senso più ampio.
Un mito può avere decine di interpretazioni, tutte vere e legittime[2].
Le origini
Invece di un Dio creatore, alle origini del mondo Yanomami ci sono due gemelli: Omâ e Yoasi.
Omâ rappresenta l'intelligenza creativa, la furbizia, la generosità. Yoasi, il caimano, rappresenta la stupidità e l'egoismo.
Gli Yanomami sono figli di Omâ e i napëpë (i non Yanomami), sono figli di Yoasi, egoisti e irresponsabili (mohoti).
Omâ ha dato le foreste agli Yanomami; Boa Vista, Sao Paulo... ai napëpë.
Omâ vive ritirato sulle montagne del Parima ma, quando c'è bisogno, è chiamato in causa.
L'universo e l'armonia
La foresta (urihi) è il mondo, il pianeta, il cosmo dove vivono tutte le cose che esistono, materiali e spirituali: Yanomami, napëpë, spiriti, antenati, animali, piante, fenomeni naturali... Una struttura molto instabile, frutto di un cataclisma originale causato dalla rottura dell'equilibrio infatti, se si rompe l'armonia dell'insieme, tutto cade, tutto ha fine.
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Ferire la foresta, tagliare o strappare alberi in grande quantità, aprire strade, scavare buchi per estrarre metalli libera un fumo, una nebbia mortifera invisibile che si sparge seminando epidemie, malattie mortali (xawara)
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Nella foresta ci sono luoghi in cui abitano animali mostruosi, Teperesiki, Terema... Sono luoghi protetti, nessuno può andarvi a cacciare o pescare impunemente. Sono nidi di riproduzione della biodiversità.
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Gli xapuripë (gli sciamani) yanomami, sono le colonne del cielo, grandi alberi materiali e spirituali. Quando l'ultimo sciamano morirà, anche l'ultimo albero sarà abbattuto e il cielo cadrà nuovamente.
Gli animali
I personaggi dei miti delle origini, dei racconti e dei disegni, sono animali della foresta, indicano un'intima unione ancestrale e attuale.
Ogni Yanomami ha un alter ego (altro-io) animale:
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il falco reale è il più rappresentativo, la sua uccisione richiede rituali di purificazione;
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il giaguaro ruggisce nel petto degli sciamani e dei giovani cacciatori;
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il colibrì ha estratto il fuoco dalle fauci del caimano e l'ha posto dentro il legno della pianta di cacao;
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il sangue della puzzolente e antipatica mocura (faina) sta all'origine dei colori degli animali;
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il tacchino selvatico, dalle penne nere e petto bianco, sta all'origine dell'alternanza del giorno e della notte.
«Voi napëpë pensate che l'aurora venga meccanicamente? Sono gli uccelli che, cantando, chiamano l'aurora. Se uccidete tutti gli uccelli, la notte si estenderà per sempre»[1].
L'intima unione di tutti gli elementi della foresta/mondo, fa sì che non ci sia distinzione tra voce e rumore, tutti parlano, tutti comunicano: la voce degli Yanomami, la voce del tucano, del giaguaro... del tuono, delle rapide dei fiumi, del vento.
- ^ G. Damioli, Mistica e mitologia del mondo yanomami, in C. Dalmonego, P. Moiola, Yanomami. L'incontro, EMI, Verona 2019, 268-269.