Natura e religione
Natura
Al centro di tutta la vita degli Yanomami c’è la natura: «Per gli indigeni amazzonici la foresta è tutto. È fonte di vita. Offre l’aria per respirare, la pioggia per seminare, il fiume per navigare e pescare, gli animali per cacciare. In essa gli indigeni trovano la cura per le malattie, le foglie per coprire i tetti delle abitazioni, il legno per costruire e quello per cucinare. Nella foresta trovano tutte le risorse necessarie per la vita»[1].
Il concetto urihi (terra, foresta) non esprime però solo la dimensione fisica della natura: la urihi è abitata da tanti esseri (piante, animali, persone, spiriti).
Proteggere la foresta non significa soltanto garantire lo spazio fisico imprescindibile per l’esistenza biologica, ma anche preservare le condizioni per la vita sociale (relazioni, cerimonie, scambi, ecc.) e culturale (lingue, conoscenze, pratiche, rituali, ecc.), così come una rete di riferimenti spirituali intessuta fra i diversi livelli del mondo, tra i quali esistono scambi e comunicazioni.
Tutti gli abitanti della urihi sono dotati di un’immagine vitale, le immagini degli antenati sono gli spiriti ausiliari che garantiscono anche l’equilibrio della vita[2].
Religiosità
Non si può però separare la natura dalla religione infatti nella loro cosmovisione, spiritualità e materialità sono interconnesse. Nell’incipit di una loro preghiera si legge:
«Più sciamani, più cielo, più spiriti, più foresta, più vita. Meno odio. Meno intolleranza. Meno razzismo».
Vivendo quasi in simbiosi con parenti, piante, animali, fenomeni della natura, per gli Yanomami il mondo invisibile è tanto reale e naturale quanto il mondo visibile. Tutto ha una dimensione magica e mitica. La religiosità yanomami permea tutti gli aspetti della vita sociale, politica, economica, riguarda la scelta delle alleanze, ha a che fare con malattie, nascite, morti, vendette.
Il luogo privilegiato per manifestare la loro religiosità è lo spiazzo interno della casa comune. I momenti più intensi del loro contatto con gli spiriti sono i sciamanesimi, le feste, i riti funebri ma anche il villaggio, la foresta e la coltivazione possono essere luoghi sacri[1].
- ^ G. Damioli, G. Saffirio, Yanomami. Indios dell’Amazzonia, Edizioni Il capitello, 16-17.