Spiriti e sciamanesimo

Gli spiriti

Gli Yanomami hanno una religiosità molto profonda; la loro visione della vita è "olistica": ogni avvenimento della vita fa parte di una realtà maggiore, per cui non vi è distinzione tra sacro e profano, non vi sono momenti più o meno importanti della vita; ogni istante è vissuto con la presenza degli spiriti Hekurà, che accompagnano la vita del popolo e della persona nel bene e nel male. 

«Prima che arrivassero i raccoglitori di lattice della gomma, cacciatori di pelli pregiate, cercatori d'oro, militari, antropologi e missionari.... gli Spiriti della Foresta avevano ispirato agli Yanomami costumi, tradizioni e feste (semina Verba) e avevano donato loro la voglia di sorridere e di vivere»[1].                                          

 

  1. ^ G. B. Saffirio, Gli Yanomami e i missionari. "Cosa non vorrei aver fatto", in Nohimayu. L'incontro, EMI, Verona 2019, p. 137.

Nel mondo yanomami esistono due tipi di spiriti: gli Hekura pë che si preoccupano della salute e del bene del popolo e gli Oka pë, i malvagi, temuti perchè provocano malattie e morte. 

Quotidianamente gli Yanomami cercano di vivere tra gli spiriti buoni; quando percepiscono che vi è la possibilità che gli spiriti del male prendano il sopravvento, entrano in azione gli sciamani (Xapuri) che, con una celebrazione speciale, costruiscono una nuova "Casa degli spiriti" dove collocare i "pore". 

Lo sciamanesimo

Lo sciamano (xapuri) è l'intermediario tra gli Yanomami e gli spiriti.
Il termine deriva dal sostantivo tungue saman, cioè colui che sa. Quando è in trance, viaggia per i mondi dello spirito in cerca della conoscenza richiesta dai membri ammalati della tribù.
È il traghettatore delle anime dei moribondi verso l'Altro Mondo; è colui che cerca aiuti tra gli spiriti ausiliari per difendere la tribù dall'attacco spirituale degli sciamani di altre tribù ed è colui che, nel suo volo magico, circola attraverso la linea del tempo, guardando indietro e prevedendo il futuro.
Solo gli uomini possono diventare sciamani e vengono formati a questo compito da altri iniziati[1].     

Per entrare in contatto con gli spiriti eterni della natura, gli Yanomami fanno uso di sostanze allucinogene e in base all'obiettivo a cui tendono, invocano il giaguaro, il tucano, il pappagallo, il tapiro o altri animali. 

Ci sono vari tipi di allucinogeni:
- lo yakoana, usato dagli sciamani per invocare gli spiriti delle montagne, del vento e del tuono: permette loro di guarire le malattie della foresta tenendo sotto controllo il tempo e il mondo;    
- il kapena, che viene insufflato nelle narici del vicino utilizzando lunghe cerbottane;
- l'epena, usato per combattere malattie e malefici: viene inspirato tramite una canna di bambù molto sottile e lunga circa mezzo metro[2].              

 

  1. ^ Progetto Amerindia. Yanomami, il popolo della foresta, a cura di Paola Berrettini. Kit didattico multimediale, EMI, 1991         
  2. ^ tratto da: Sud Nord. 80 anni di missione, Dossier Rassegna Stampa 158/2007 a cura Centro Missionario Diocesano Trento