Agostino da Trento

Un esempio di spiegazione astrologica delle epidemie ed un tentativo di previsione della loro comparsa è proposto da Agostino da Trento dell’ordine degli eremitani di S. Agostino del convento trentino di S. Marco. Dapprima lettore allo studium di Perugia, sede di un’importante scuola medica, e poi segretario del vescovo di Trento Nicolò di Brno (1338-1347), Agostino è un tipico esponente della cultura scientifica del trentino medievale. La sua unica opera a noi nota è un opuscolo indirizzato al vescovo di Trento e ai medici della sua corte per consentire la prevenzione e il contenimento del contagio sul territorio trentino. Il trattato è tramandato in due redazioni testimoniate da tre codici (una nei manoscritti München, BSB, Clm. 276 e 647 e l’altra Cracovia, Biblioteca Jagiellonska, Cod. 566). Il testo è corredato da due figurae caeli, tavole geometriche elaborate da Agostino in funzione della previsione dello scatenarsi della peste. Nel testo l’autore attinge alle conoscenze mediche, astronomiche e astrologiche antiche (Ippocrate, Galeno e Tolomeo) coniugandole con il sapere medico e astrologico arabo (ad esempio Avicenna e Albumasar) e con le conoscenze della scuola medica italiana (Alberto Zancari ed i contemporanei trentini Odorico e Giordano, forse Odoricus de Tridento e Iodarnus de Archo). 

Agostino è stato indotto a scrivere il suo trattato da eventi naturali contingenti; il testo è però concepito da Agostino come universalmente valido, cioè come utile qualora si ripresentino le stesse condizioni, vale a dire qualora i pianeti tornino nella stessa posizione. Infatti, se i moti dei pianeti che causano la peste venissero identificati in tempo dagli astronomi, sarebbe possibile prevedere lo scoppio di simili epidemie. La previsione è una parte fondamentale del trattato ed uno dei fini principali che l’autore si prefigge. 

Partendo dal presupposto che il moto ciclico degli astri influenza l’ambiente naturale, creando le condizioni che possono favorire lo scatenarsi del morbo, Agostino propone dei metodi per calcolare matematicamente e prevedere l'inizio delle epidemie, oltre a regole igieniche e alimentari per prevenire la sua diffusione. 

Il testo, oltre a contenere previsioni sulla durata dell’epidemia e a considerare i climi, prescrive un regime preventivo, formulando prescrizioni sulla sanificazione dell’aria, consigliando di evitare gli ambienti infetti ed affollati ed elencando i cibi che irrobustiscono il fisico. Agostino menziona poi le località italiane ove il rischio di un'epidemia è più alto (l’Italia centrale con le affollate Firenze, Arezzo, Siena e Perugia, ma anche la Lombardia) e descrive le fasce di popolazione più a rischio di contrarre il morbo (non solo gli anziani ma anche le persone molto giovani). 

Come risulta chiaro dall'opera di Agostino, l'astrologia, che oggi è declassata a superstizione popolare, era una scienza a tutti gli effetti nel Medioevo. Questa disciplina aveva una rilevanza non solo teorica ma anche pratica, perché veniva ritenuta in grado di fornire conoscenze utili alla previsione e al controllo degli eventi naturali e alla trasformazione della realtà, rispondendo così ai bisogni della società medievale. L’opuscolo di Agostino, oltre a documentare la ricezione del sapere greco-arabo nel mondo latino attraverso il movimento delle traduzioni, testimonia come già i medievali fossero consapevoli dell’importanza delle tecniche predittive e si interrogassero sul corretto metodo che queste dovevano seguire per essere efficaci. 

Il progetto di ricerca post-doc “Agostino da Trento: peste e astrologia nel Trecento trentino” è finanziato da Fondazione Caritro.