Dal Medioevo al Rinascimento

Sarebbe sbagliato descrivere il cammino della scienza medievale come una pedissequa assunzione delle teorie sviluppate dagli antichi, le cui teorie scientifiche non furono sempre disponibili agli studiosi del Medioevo latino. Fatta eccezione per alcune opere, molti testi greci non circolarono per secoli in Europa (dove tra l'altro pochissimi sarebbero stati in grado di leggerli) se non sotto forma di notizie indirette o di parziali compendi. Furono gli Arabi a preservare il patrimonio dei testi della scienza e della filosofia greche e a trasmetterlo al mondo medievale latino. Attraverso un vasto movimento di traduzioni, i Latini vennero a contatto anche con le opere della civiltà araba.

I luoghi e i centri che godevano di maggiori contatti con il mondo arabo furono le prime a veder rifiorire le scienze: un caso emblematico è rappresentato dalla Scuola medica di Salerno.

A partire dalla fine del XII secolo sorsero le prime Università in Europa, all'interno delle quali i maestri, intellettuali di professione, avviarono un vasto processo di assimilazione e rielaborazione del sapere filosofico-scientifico "greco-arabo".  Nel corso di alcuni secoli la riflessione sulle "nuove" fonti portò alla costruzione di una nuova immagine del mondo e dell'uomo, basata sul connubio del sapere aristotelico e della scienza greco-araba (medicina, astronomia, astrologia, ecc.) con la concezione cristiana del mondo. Questo complesso e articolato modello teorico egemonizzò le università fino al Rinascimento.