Progressi tecnologici e scientifici nell'astronomia medievale

Strumenti

L’astrolabio (dal gr. biz. ἀστϱολάβιον, “sfera armillare o planisfero”; in arabo asturlāb o aṣṭurlāb), è uno strumento portatile che permette di misurare l’altezza delle stelle, della luna o del sole sull’orizzonte e di determinare relazioni di carattere astronomico e topografico, di determinare le ore del giorno e della notte e di stabilire gli oroscopi.

Le origini di questo strumento risalgono allAntichità classica ed il suo funzionamento si basa sulle nozioni esposte nel Planispherium di Tolomeo. Il primo trattato arabo sulla costruzione dell’astrolabio risale al IX secolo ed è opera dell’astronomo ebreo egiziano Messahalla (Mā shā’a Allāh).

Introdotto nel mondo latino attorno all’anno mille, l’astrolabio si diffuse nel XIII secolo, divenendo il principale strumento di osservazione astronomica fino all’invenzione del telescopio nel Seicento.

Per approfondire:

A. Bausani, Appunti di astronomia e astrologia arabo-islamiche, Editrice Cafoscarina, Venezia, 1977.

Teorie

Il Libellus de Sphera o Tractatus de Sphera o Sphera Mundi è opera di Giovanni di Sacrobosco (Joannes de Sacrobosco in latino, originariamente John of Holywood), un intellettuale del XIII secolo, probabilmente di origine inglese. 

Il trattato composto attorno al 1230 offre una chiara spiegazione della geometria sferica dell’orbe terrestre e la accorda alle teorie tolemaiche e a quelle degli astronomi arabi.

Il testo divenne fondamentale per l’insegnamento dell’astronomia a livello universitario ed è strutturato in quattro capitoli.

Il primo offre una definizione di sfera –la forma attribuita sia alla Terra sia all’Universo– e analizza la divisione dell'universo in mondo sublunare (costituito dai quattro elementi) e sopralunare (di natura eterea); l’universo è poi diviso in nove sfere concentriche secondo il modello tolemaico (della Luna, di Mercurio, di Venere, del Sole, di Marte, di Giove, di Saturno, delle stelle fisse ed infine il “primo mobile” a cui si attribuisce il movimento di tutte le sfere sottostanti). Il capitolo si conclude con la descrizione della misura della circonferenza terrestre, stabilita dal matematico greco Eratostene, e del metodo per verificarla con l’ausilio dell’astrolabio.

Il secondo capitolo è dedicato ai vari circoli e ai loro nomi: celeste, equinoziale, artico, antartico, zodiacale, dell’eclittica, del meridiano e dell’orizzonte.

Il terzo capitolo è incentrato sulla spiegazione delle costellazioni, del movimento del Sole e della diversa durata del giorno nel corso dell'anno. Il capitolo si conclude con la descrizione dei sette climi presenti sulla terra.

Il quarto ed ultimo capitolo tratta del movimento dei pianeti, del moto del Sole sull’eclittica durante l’anno solare e delle parti che compongono il moto di ogni pianeta (equante, deferente ed epiciclo). Il capitolo si conclude con una discussione delle eclissi lunari e solari. Il capitolo tratta anche del caso miracoloso dell’eclissi di sole avvenuta al momento della morte di Cristo.

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