Il contributo degli Arabi
La tradizione filosofico-scientifica greca attraverso il mondo arabo
In Oriente prima, della conquista degli Arabi tra VI e VII secolo, numerose opere greche vennero tradotte dal greco al siriaco da monaci nestoriani e melkiti della Palestina.
Durante il califfato abbaside venne dato l’avvio alla traduzione in arabo di numerosi testi classici greci di filosofia e scienza. A questo scopo, i califfi Hārūn al-Rashīd e al-Maʾmūn fondarono a Bagdad e supportarono la cosiddetta “Casa della Sapienza” (Bayt al-Ḥikma), al contempo un centro di studio e traduzione ed una biblioteca.
I filosofi e gli scienziati arabi non si limitarono a tramandare le conoscenze della grecità classica ma furono loro stessi autori di importanti progressi nell’ambito della matematica, dell'astronomia, dell'astrologia, dell’ottica, della medicina, progressi che sarebbero stati poi recepiti in Occidente.
A partire dal XII secolo, infatti, le opere arabe e i testi greci volti in arabo cominciarono a essere tradotti in latino. Furono soprattutto la Spagna e la Sicilia a fare da teatro a questo grande movimento di traduzione, data la convivenza, in queste zone, di Latini, Arabi ed Ebrei e la presenza di studiosi poliglotti.
Una sistematizzazione del sapere antico: il Canone di Avicenna
Il Canone della medicina (titolo originale Kitāb al-Qānūn, titolo latino Liber canonis) del medico e filosofo persiano Avicenna (in arabo Ibn Sīnā, 980-1037) rappresenta il più diffuso testo medico del Medioevo e del Rinascimento. L'opera sistematizza le dottrine mediche di Ippocrate e Galeno e le teorie biologiche di Aristotele, aggiungendovi anche osservazioni personali. Avicenna organizza questo testo in cinque libri, ciascuno dei quali è a sua volta suddiviso in trattati, capitoli e sottosezioni.
Per approfondire:
C. D'Ancona, Storia della filosofia nell'Islam medievale, 2 voll., Torino, Einaudi, 2005.
D. Gutas, Pensiero greco e cultura araba, a cura di C. D'Ancona, Torino 2002.